
Chi Sono
Vladimiro Dijust è nato nel 1963 e da allora risiede a Staranzano.
Frequenta l’Istituto d’arte “Max Fabiani” di Gorizia e del suo periodo scolastico incidono particolarmente nella sua formazione artistica due insegnanti: Cesare Mocchiutti e Tino Piazza.
In questi ultimi anni consolida la sua ricerca artistica sperimentando forme e tecniche nuove nel campo pittorico fino ad arrivare, nell’ottobre 2011, alla sua prima esposizione personale presso la Galleria “Antiche Mura” di Monfalcone, presentato dall’artista amico Giovanni Pacor. Seguono la partecipazione alla Mostra “Artisti in vetrina a Venezia” (2012), una mostra collettiva a Klagenfurt (Austria), una personale presso la sala espositiva del Comune di Staranzano,
presentato dal critico d’arte Diego A. Collovini.
Successivamente è stato presente nell’area espositiva del Caffè Carducci di Monfalcone e ad una collettiva presso l’area espositiva dell’aeroporto del F.V.G. Nel 2012 ha partecipato ad una collettiva al palazzetto Veneto di Monfalcone organizzata dall’associazione I.P.A. di Monfalcone. Inoltre ha esposto all’Euro Palace di Monfalcone, alla sala espositiva Atthirtyseven di Fiumicello, ad Aquileia, ad Udine, alla “Ferula” a Staranzano e alla mostra “Dreams and visions in Venice” a Venezia. É presente con una sua opera anche presso la sede della BCC di Staranzano e Villesse. É di febbraio 2020 la sua prima pubblicazione “il Mondo Visionario” a cura di Giancarlo Bonomo e Raffaella Ferrari, i quali hanno anche presentato la sua ultima mostra presso la sala della Fondazione Auxilia di Cividale del Friuli.
I suoi quadri presentano un gioco vivace di segni e colori che agiscono sulla tela per raccontare momenti di vita vissuta, stati d’animo e in particolare la gioia di vivere.


Raffaella Ferrari
Vladimiro si spinge oltre e, percorrendo il suo mondo onirico e fantastico, evidenzia i colori e i volumi come unico blocco di comunicazione.
La luce si scompone scorrendo sulle superfici e rivela l’esistenza di colori vividi e vibranti di un’emozione bambina recuperata nel ricordo.

Giovanni Pacor
Diceva il poeta Neruda: "A parlare di una poesia si finisce per banalizzarla", io ritengo che valga la stessa cosa per un quadro.
Ho parlato di questo argomento con Vladi, ma il suo atteggiamento semplice e umile nel rapportarsi con il prossimo Io porta a spiegare il perché ha dipinto in quel modo, in quella forma o quel colore, il suo quadro.
